Cernusco+Melzo ≠ Melzo+Cernusco

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Cernusco+Melzo. Melzo+Cernusco. Cambiando l’ordine degli addendi la somma dovrebbe comunque essere la stessa. Ma in questo caso non è così. Cernusco+Melzo è diverso da (≠) Melzo+Cernusco, accorpare il primo al secondo è ben diverso che fare il contrario, per via di una serie di variabili importanti. È questo che i politici chiamati a prendere una decisione sul punto nascita unico della Martesana devono comprendere. Cerchiamo dunque di spiegarlo per bene, a beneficio di tutti.

Una premessa doverosa: il criterio per gli accorpamenti in realtà ci sarebbe già, sta in una legge regionale che si  rifà a linee guida nazionali richiamate da un accordo Stato-Regioni firmato nel 2010, ed è in primis il numero di parti annui, fissato a 500 minimo. Cernusco nell’ultimo  triennio ne ha fatti in media circa 600 (570 nel 2013), Melzo circa 450 (407 nel 2013).

Il numero minimo di parti non è stato fissato per motivi di risparmio economico, ma per ragioni di qualità e sicurezza: se i parti sono troppo pochi, si è meno abituati a gestire determinate situazioni, soprattutto  quelle problematiche e meno frequenti. Un altro criterio è l’abbassamento della percentuale di tagli cesarei (28% media regionale, 38% nazionale): Cernusco ne fa il 27%, Melzo il 36%. È già previsto un secondo “scalino” per un successivo giro di accorpamenti, atteso per il 2017, fissato a 1000 parti annui.

La Regione e l’ASL hanno però deciso di non prendere in considerazione questi criteri fissati dalla legge, mettendone in campo altri, di tipo logistico, viabilistico, edilizio, e relativo ai flussi di migrazione delle partorienti verso strutture diverse da quella di riferimento. Ebbene, anche fingendo di considerare i due punti nascita equivalenti ignorando le linee guida sanitarie nazionali, anche gli altri fattori risultano ininfluenti o a favore del punto nascita di Cernusco. Vediamo il perché, tenendo sempre bene in mente che lo scopo di chi opera la razionalizzazione è quello di creare un punto nascita in grado di attrarre e sostenere 1000 (mille) parti annui. Non quello di creare il minor disagio possibile agli abitanti del comune il cui reparto verrà chiuso, ma disegnare un flusso che porti le partorienti del reparto che chiude a rivolgersi in larga misura a quello che resta aperto. Bisogna cercare di sommare i 400 parti di Melzo ai 600 di Cernusco per arrivare a quota 1000 ed evitare la chiusura tra due anni. E come vedremo cambiando l’ordine dei fattori il risultato qui cambia eccome.

Analizziamo uno per uno i motivi portati a favore di Melzo da ASL, Regione Lombardia e da alcuni politici locali.

  1. Il reparto di Melzo è stato appena ristrutturato.
    Melzo è attualmente in via di ristrutturazione (i lavori dovrebbero concludersi in primavera). Ma il reparto di Cernusco è stato anch’esso ristrutturato lo scorso anno, e la nuova sala parto e la sala operatoria attigua per cesarei d’urgenza sono pronte e ancora non inaugurate. Già oggi a livello di spazi Cernusco potrebbe reggere i mille parti; prendendo i 633 nati nel 2011 e aggiungendo 1 parto al giorno arriviamo a 998.
  2. L’ospedale di Melzo potrebbe essere allargato con nuovi edifici.
    Sappiamo che non c’è alcuna volontà concreta di espandere alcun presidio da parte dell’Azienda ospedaliera, dell’ASL né della Regione. Se mai si arriverà a parlare con serietà di un ospedale unico della Martesana, l’assenza della linea metropolitana a Melzo renderebbe improbabile una scelta di questo presidio. Inoltre gli accorpamenti di reparto che non riguarderanno solo i punti nascita, libereranno naturalmente spazi all’interno delle strutture esistenti.
  3. L’ospedale di Melzo offre maggiori possibilità di parcheggio.
    Il punto nascita melzese nel 2013 ha visto 407 parti, significa in media 1 al giorno; quello cernuschese 570, ossia 2 al giorno. Facendone 1000 all’anno, si parla di 3 parti al giorno. Ossia 3 auto al giorno. Non è questo un criterio fondamentale.
  4. Melzo è meglio collegato di Cernusco.
    Sarebbe carino definire collegato “a cosa”. La Regione sostiene che la BreBeMi e la TeeM pongono Melzo più “al centro di nuovi assi viabilistici”. Bisogna capire quanto sono trafficati, da dove portano gente e per quali motivi. Per ora la BreBeMi è deserta, la TeeM in costruzione, mentre Cernusco è servita dalla Strada Padana, dalla Tangenziale Est e da due fermate della linea 2 della Metropolitana Milanese. Il fattore trasporti sicuramente non gioca a favore di Melzo.
  5. Melzo serve una zona più ampia e popolata rispetto a Cernusco.
    La zona attorno a Melzo è più ampia di quella di Cernusco. Ma – fattore ben più importante – è molto meno popolata. Prendiamo dati ufficiali di giugno 2014, reperibili sul sito demo.istat.it sulla popolazione dei comuni confinanti con Cernusco e con Melzo (alcuni sono ripetuti perché confinanti con entrambi):

    Cernusco S/N 32.703
    Pioltello 36.804
    Cologno M.se 47.815
    Vimodrone 17.123
    Cassina d.P 13.564
    Carugate 14.878
    Bussero 8.578
    Rodano 4.640
    Vignate 9.207
    Brugherio 34.158

    Totale: 219.470
    Senza Brugherio: 185.312
    Senza Brugherio, Vignate, Cassina d.P: 162.541
    ——
    Melzo 18.400
    Gorgonzola 19.992
    Cassina d.P 13.564
    Vignate 9.207
    Liscate 4.117
    Pozzuolo 8.327
    Truccazzano 6.057

    Totale: 76.664 

    Potete guardare questa piantina con i confini comunali sul sito della Provincia di Milano e sbizzarrirvi con somme e calcoli. La solfa non cambia: l’ovest della Martesana dove Cernusco si trova, ha da sola la metà della popolazione dell’intera area. La zona di Melzo è composta da paesi la cui popolazione si trova su ordini di grandezza completamente diversi. Inoltre i paesi all’estremo est della Martesana (come Cassano d’Adda, Basiano, Masate) da sempre si appoggiano molto al vicino ospedale di Treviglio-Caravaggio.

  6. Melzo è più centrale nel territorio della Martesana.
    Vedere punto 5: Melzo è 10 Km più al centro rispetto a Cernusco. Ma la demografia come abbiamo visto è ben diversa, per cui anche la logica del “tracciamo l’esatto centro geografico” non è sensata.
  7. Il “tasso di fuga” del distretto di Cernusco è maggiore di quello di Melzo.
    E, dulcis in fundo, il pezzo forte delle argomentazioni dell’ASL e dell’assessore regionale Mantovani. Molte donne di Cernusco e dintorni si recano a partorire in ospedali diversi da quello di Cernusco, mentre quelle di Melzo partoriscono lì. A parte il fatto che il 10% delle partorienti a Cernusco proviene da Cologno M.se e Burgherio, entrambi fuori ASL e quindi non contemplate nel conteggio dei distretti sanitari. Ma in generale questo dato è vero. Ma – contrariamente a quanto sostengono Regione e ASL, è un dato a favore di Cernusco, e non contro! La Maternità dell’ospedale S. Maria delle Stelle di Melzo è scelto dal 35% delle donne residenti nel distretto sanitario locale, quella dell’Uboldo di Cernusco S/N è scelta dal 21% delle donne del distretto di Cernusco, che per la maggior parte si rivolgono ad altre strutture. Ma quali? Vediamolo:  il 20,2% sceglie il San Raffaele, il 14,8% Vimercate, il 10,9% la Mangiagalli-Cà Granda di Milano, il 9% il San Gerardo di Monza, il 7,4% Melzo, il 4,9% la Melloni di Milano, il 2,9% il Buzzi di Milano, l’8,9% altre strutture ospedaliere). Per quale motivo chiudendo il punto nascita di Cernusco – che pur con ottime alternative vicine fa 600 parti l’anno – le partorienti della zona non dovrebbero rivolgersi a queste strutture? Perché dovrebbero andare a Melzo, più lontano e con un servizio certamente di livello inferiore al S. Raffaele o a Vimercate? Considerando anche che i primi 3 comuni di residenza delle partorienti a Cernusco sono il comune stesso, a Pioltello e Cologno M.se, mentre i primi 3 di Melzo sono il comune stesso, Gorgonzola e Vignate (equidistanti da Melzo e Cernusco).Chiudendo Melzo invece, l’alternativa della popolazione di quella zona sarebbe rivolgersi a Treviglio-Caravaggio (scelto oggi dal 15% delle residenti nel distretto), Vizzolo Predabissi (2%), Vimercate (4%) oppure spostarsi verso Milano, passando da Cernusco, che dista solo 10 Km. Ed è esattamente quello che si dovrebbe fare: incoraggiare le partorienti del punto nascita che chiude a rivolgersi a quello che resta aperto. Non incoraggiarne la fuga verso strutture terze. Altrimenti il reparto che oggi resta aperto, non raggiungerà mai i 1000 parti annui e chiuderà nel 2017. Legittimo dunque il sospetto che lo scopo sia proprio questo.

In estrema sintesi, chiudere Cernusco accorpandolo a Melzo porterebbe la gran parte delle donne che avrebbero partorito lì a rivolgersi a strutture diverse da Melzo, S. Raffaele in primis. Mentre chiudere Melzo accorpandolo a Cernusco, potrebbe attrarre su quest’ultimo 150-200 dei 400 parti annui di Melzo.

Basta leggere e interpretare i dati. Ragionando. E chiaramente restando sempre in buona fede. E vogliamo credere che chi ricopre ruoli decisionali così importanti ragioni sempre in buona fede e per il bene dei cittadini che amministra. Si punti dunque sulla Maternità di Cernusco, e si accentrino invece su Melzo altri reparti, come l’oncologia attualmente ospitata a Gorgonzola. Si abbia il coraggio di tornare sui propri passi e si faccia una scelta davvero sensata e lungimirante. I cittadini tutti l’apprezzeranno.

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